Mentre riprendevo gli studi (1964-1967), continuavo a lavorare nell'ambito di giornali sportivi. Breve esperienza con "Telesera", poi rientro al "Tifone" e collaborazioni con "Totocalcio" e "Tuttosport".
Corrispondente romano di "Tuttosport" era Giuseppe Melillo, il vecchio redattore capo del "Corriere dello Sport". Lavorava in un bell'ufficio in Via Giovanbattista Vico numero 4, proprio a ridosso di Piazzale Flaminio, alle spalle di Piazza del Popolo.
Melillo mi utilizzava per servizi di calcio sulla serie A, ma anche per altri articoli sul pugilato, sull'atletica leggera, sul nuoto. Però queste mie collaborazioni non avevano riscontro ufficiale con la redazione del giornale a Torino, anche se ogni tanto parlavo con Giglio Panza, il direttore : pertanto il mio lavoro era soltanto ufficioso, cioè non retribuito, come era nella consuetudine di allora, quando si facevano lunghi anni di gavetta volontaria. Molte soddisfazioni e nessun soldo. Un modesto legame economico lo avevo soltanto con il "Tifone", di proprietà di Franco e Gilberto Evangelisti.
"Il calcio e ciclismo illustrato", ormai in decadenza dopo l'avvento della televisione che forniva immagini delle partite in contemporanea, era finito nelle mani di Melillo appoggiato al grande manager di pugilato Rodolfo Sabbatini, la cui sede era nello stesso ampio ufficio di Via Vico.
Melillo non intendeva più attribuirsi la direzione responsabile del settimanale, e così Sabbatini, grande sostenitore dei giornalisti più promettenti, pensò di affidarne a me la direzione, cosa che avvenne a cavallo degli anni 1965-66.
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