Fu un impatto molto duro. Dalla mia comoda fama di...scrittore e poeta alla rincorsa alla mediocrità. In qualche modo riuscii comunque a farmi notare, perché al primo concorso letterario, bandito dal Rotary Club fra tutte le scuole superiori di Roma, riuscii a piazzarmi come unico rappresentante del Pilo Albertelli, superando un allievo attesissimo e già famoso: quell'Achille Tartaro che poi divenne professore di letteratura italiana alla Sapienza, assistente di Natalino Sapegno ed esperto del Leopardi.
Ma fu l'unico sprazzo di gloria. Per il resto una grigia mediocrità. Non capivo soprattutto perché i miei temi non fossero valutati adeguatamente, se non buttandoli sul racconto e sulla narrativa. Non riuscivo a convincermi come un buon latinista quale ero sempre stato riuscissi a cavarmela appena con qualche 6 -, che era un voto fisso.
Ce l'avevo con la mia insegnante di latino e greco, che riuscii a conquistarmi soltanto a fine anno, dedicandole una poesia: "Oggi mi è giunta viva la tua eco,/ professoressa di latino e greco...", in cui dicevo: "non sarà un ut o un 'os'..."a impedire di capirci, di ostacolare la libera circolazione del nostro pensiero.
"C'è molto Guido Gozzano" - si limitò a commentare. In realtà ci stavamo dando da fare per guadagnarci un' accettabile presentazione per gli esami di maturità.
Un professore molto comprensivo era Carlo Alberto Bracaglia, di storia e filosofia. Era il fratello del grande regista cinematografico Anton Giulio Bracaglia. Erano originari di Frosinone, e il nostro insegnante era anche un eccellente pittore. "Scegliete il vostro voto di ammissione, ma ricordatevi che se scegliete il 7 poi dovrete conoscere la materia da 7. Meglio per voi se vi tenete bassi."
Lo scegliemmo come nostro rappresentante di classe nella commissione di esame, sperando che ci desse una mano.
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