La premiazione del concorso degli "Incontri della gioventù" avvenne al Collegio Nazareno di Roma, al Tritone, tenuto dagli scolopi. Per l'occasione, poiché nessun alunno del Nazareno era stato premiato, aggregarono me che venivo dal Conti Gentili di Alatri, collegio retto ugualmente dagli scolopi.
Io soffro tremendamente il male del palcoscenico, nel senso di avere una tale timidezza da essere terrorizzato dal fatto di dovermi presentare agli occhi di persone estranee. Per fortuna alunni e dirigenti del Nazareno mi accolsero con molta simpatia, e così riuscii a superare in qualche modo la prova.
Il premio consisteva nella consegna di una bella medaglia che ancora conservo, con relativa scatoletta in velluto blu, dalla bellezza di sessant'anni. Inoltre, ed era questo che più mi interessava, mi diedero un assegno di 30 mila lire, che credo possano corrispondere oggi a circa tremila euro, più o meno.
Questa sommetta andò a finire integralmente nelle mani di mia madre, che ovviamente l'accolse con entusiasmo, date le notevoli difficoltà economiche in cui la famiglia si dibatteva dopo la morte di mio padre.
Era il 1952, e proprio quell'anno la famiglia si stava trasferendo dal paesello natìo, Acuto, a una vecchia casa di Roma in via Carlo Alberto n. 26, a metà strada tra Santa Maria Maggiore e Piazza Vittorio, vicino al grande mercato popolare.
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