Il bravissimo professor Colasanti, mi pare si chiamasse Erminio di nome, era uno che ti faceva amare la ginnastica senza che nemmeno te ne accorgessi. Con altri insegnanti, questa era una materia appena appena tollerata, giusto perché portava un po' di svago dopo tante noiose ore di lezione.
Con Colasanti no. Ne inventava una più del diavolo. Bellissimi erano, ad esempio, i mille metri su a Civita, a ridosso della Chiesa di San Sisto che dominava l'Acropoli. Colasanti si era accorto, misurando attentamente, che il perimetro della chiesa, includendovi l'ampia scalinata, faceva appunto mille metri, e ci esercitava in questa gara di mezzofondo, facendoci fare molto fiato, o tutti in gruppo, con volata finale, oppure uno alla volta, cronometrando i nostri tempi. Colasanti faceva del cronometro un'arma potentissima per stimolare la nostra rivalità, e ci riusciva in pieno. Ecco uno che amava veramente il suo mestiere.
Il campetto appena fuori porta, invece, aveva una bella pedana sabbiosa, e Colasanti la utilizzava spesso per le nostre gare di salto in alto e di salto in lungo. Io ero un po' la sua disperazione, in quanto avevo capacità notevoli, velocità e scatto di reni, ma ero assolutamente privo di ogni preparazione tecnica e quindi di ogni coordinamento di movimenti.
In velocità e nel salto in alto primeggiavo. Sui cento metri avevo un bello scatto e un forte sprint, e i miei tempi erano buoni; nel salto in alto, mentre gli altri appplicavano tecniche molto redditizie seguendo i consigli dell'insegnante, io saltavo rudimentalmente in modo frontale all'asticella, all'italiana, cioè a piedi pari.
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