giovedì 12 aprile 2012

Pinocchio ancora burattino: 38. La trattoria di Pinocchio

Il giorno dopo, Pinocchio si svegliò con una grande idea.
- Babbo - disse a Geppetto. - Io non so stare senza far niente. Il bel pranzetto che abbiamo organizzato mi sta facendo pensare una cosa. Lucignolo mette il pesce fresco, pescato dal Pescatore Verde, mastro Ciliegia il suo buon vino che proviene dalle colline del Chianti, io mi metto a produrre insalate, fagioli, patate nell'orto qui dietro, e tu, babbo, sai fare ancora la lasagna che ti aveva insegnato la Fatina dai capelli turchini. Noi quattro possiamo davvero creare una bella trattoria: la trattoria di Pinocchio. Senti come suona bene? -
A Geppetto l'idea non sembrò davvero da buttar via, e al solo pensarci si sentì improvvisamente più giovane di dieci anni.
E mastro Ciliegia? - Io non mi limiterò davvero a procurare del buon vino - disse - So fare delle frittate meravigliose, e perciò compreremo delle galline e un bel galletto -
Anche Lucignolo volle dire la sua. - Si lavora all'aperto in estate, mettendo dei tavoli qui fuori. Via via diventiamo più bravi, ma intanto si comincia col poco, e prepariamo i primi pasti a poco prezzo per la gente che viene per il mercato -
Così, tutti insieme, cominciarono a lavorare. Pinocchio aveva una gran passione per il disegno, e cominciò col fare una bellissima insegna: "Trattoria di Pinocchio", con un piatto fumante di spaghetti dipinto che pareva vero, e un bel fiasco di vino con bicchieri trasparenti.
Mastro Ciliegia aveva aperto la sua casa, affiancata a quella di Geppetto: quest'ultima sarebbe servita come cucina. La casa di mastro Ciliegia era ampia e con un grande stanzone luminoso; da un armadio aveva tirato fuori delle belle tovaglie bianche che non usava più da cinque anni, da quando sua moglie Eugenia era morta.

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