Alberto ne aveva riportato una ferita profonda, dolorosa, incapace di rimarginarsi. Il suo dolore e il suo rancore si esprimevano in momenti di rabbia, di aggressività verbale e di autolesionismo: beveva troppo, guidava spericolatamente e rubava. Piccoli furti simbolici, per lo più, sopattutto cd.
Il rischio di compromettersi professionalmente era alto. In terapia, a tratti si aveva l'impressione di un miglioramento, poi un nuovo fatto più o meno traumatico sopravveniva a far crollare tutto come un castello di carte.
Dopo due anni di lotta, non ci credeva più, e se la prese con me, ma senza dar seguito alle minacce espresse nella lettera. Una cosa, per quanto ne so, gli è rimasta: l'amore di Rosa, la moglie eroica che gli rimane vicino malgrado il suo sarcasmo, la violenza (a volte non solo verbale) e gli eccessi.
Non a tutti gli "arrabbiati" è dato un simile "risarcimento"; ai loro occhi - spesso - nessun risarcimento è sufficiente.
(da un articolo dello psichiatra Carlo Calanchini)
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