Alberto aveva buoni motivi per essere arrabbiato: era nato con una malattia congenita che l'aveva costretto a lunghi ricoveri in ospedale, sin dalla nascita e fino all'adolescenza; era così rimasto lontano da casa, e il suo rapporto con i familiari ne aveva risentito in modo durevole. Una madre fredda, quasi cinica, non aveva contribuito a fargli recuperare quello che - forse - avrebbe potuto.
Era rimasto seriamente danneggiato, sfigurato nel corpo e limitato nei movimenti, sgraziato e a volte (quando la rabbia era particolarmente intensa) spaventoso nell'espressione. Non era "cattivo": per certi aspetti era rimasto un bambino che avrebbe voluto giocare con l'orsacchiotto sotto lo sguardo di una mamma affettuosa e di un padre orgoglioso. Non aveva avuto né l'una né l'altro.
(da un articolo dello psichiatra Carlo Calanchini)
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