Mi ha molto colpito quel gesto di Tommaso Rocchi al 30' della ripresa, quando, dopo aver segnato il suo magnifico gol del 3-0 sul passaggio prezioso di Ledesma su punizione e splendido tiro al volo, si è tolto la fascia rossa di capitano e l'ha consegnata proprio a Ledesma, mentre lui usciva dal campo nella più sonora standing ovation e al suo posto entrava un altro amatissimo, Djibril Cisse.
Tre nomi, tre grandezze: Rocchi, Ledesma e Cisse. Rocchi, capitano coraggioso, una doppietta a trentaquattro anni come se si trattasse dei suoi freschi anni dell'esordio. Rocchi che insegue Bruno Giordano per scalzarlo al quarto posto dei cannonieri laziali di sempre, dopo i grandissimi Piola, Signori e Chinaglia: tintinnìo di gol, di coppe e di scudetti, questi sono i tintinnii che preferiamo.
E Ledesma. lasciatecelo dire: grande. Grande nell'assenza. Ah, ci fosse stato in Romania, ora l'Europa League sarebbe già nostra. Grande nella presenza: è lui il nostro cronometro di centrocampo, i suoi passaggi illuminanti, i suoi servizi al capello, il suo prorompere negli interventi. Peccato che un uomo così non possa reggere tutti i novanta minuti di tutti i cinquanta incontri di un campionato e delle Coppe. Diamogli un "vice" degno, e saremo al riparo di tutto.
Poi Cisse. Il palo cattivo gli ha detto ancora di no. Sarebbe stato un gol bellissimo e riparatore, il gol che sorride a chi ha tanta voglia di segnare e un maleficio gli dice di no.Aveva un quarto d'ora a disposizione e avrebbe potuto sfruttarlo bene, si è utili a una squadra anche facendo da vice e alternandosi ad altri campioni. La staffetta Rocchi-Cisse, o Cisse- Rocchi, è una delle più belle staffette che noi conosciamo.
E la difesa? Un solo gol subito, quello maledetto di Pepe, nelle ultime sette partite. Un Marchetti mondiale. Una Lazio che sale. Una squadra che vale.
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