Dire Kozak vuol dire gol. Ancora sgraziato nei movimenti, con quei gomitacci che sembrano due gru edilizie, ancora balbettante negli scambi con i compagni di reparto, ancora tutto da inventare come uomo-manovra, Libor però non manca mai l'occasione, una volta o anche due a partita, a farsi largo nell'area avversaria e a infilare inesorabilmente il portiere con un perentorio colpo di testa o con una zampata irresistibile.
Alla Lazio è solo l'attaccante numero cinque, dopo Klose, Cisse, Rocchi e Sculli: solo quando due di questi sono fermi, a Kozak rimane un piccolo spiraglio per entrare in squadra per un quarto d'ora o giù di lì. Dategli sessanta- settanta minuti da giocare e lui lascerà il segno, inevitabilmente, come è accaduto nella decisiva partita contro lo Sporting Lisbona.
Kozak, con il suo primo gol, ci ha regalato i sedicesimi dell'Europa League. Ora lui sta lì a chiedersi che fare: restare alla Lazio per contentarsi di pochi spiccioli di gioco, o andare in una di quelle squadre che lo stanno corteggiando, per diventare protagonista e scalare la classifica dei marcatori?
ASl Nord lo vogliono: Bologna, Novara e Cesena gli stanno dando una caccia serrata. Prestito con diritto di riscatto, due milioni di euro per un mezzo campionato sono disposti tutti a cacciarli, se servono per ingaggiare un giocatore che ti garantisce o quasi la salvezza. Libor cerca spazio per il suo volo, e la Lazio, per il bene reciproco, potrebbe anche venirgli incontro, ingaggiando magari a gettone, al suo posto, quel Pippo Inzaghi che al Milan è ormai definitivamente chiuso.
L'importante è che Libor ritorni a Roma a giugno, dopo aver segnato almeno una decina di gol che lo consacrerebbero cannoniere per sempre, e aver fatto la necessaria esperienza di giocare con continuità, unico modo per migliorare veramente dal punto di vista tecnico.
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