Mi stava dando una mano il mio compaesano di Acuto, il professor Mario Ticconi, col quale avevo spesso giocato a pallone insieme. Ticconi ha costituito per me un aiuto prezioso anche per i suoi consigli. Mi diceva, ad esempio, di non abbandonare assolutamente le collaborazioni giornalistiche, le quali potevano benissimo convivere con la scuola e completarne i guadagni, lasciando anche un po' di spazio alle aspirazioni letterarie. Metteva in evidenza anche un altro mio difetto, quello di impegnarmi troppo anche nelle lezioni private: questo comportava sempre qualche delusione, e quindi una perdita d'interesse e magari un periodo di stanchezza e il desiderio di staccarmi. Esattamente come era accaduto nel giornalismo.
Erano consigli utili e saggi, e forse io non ne ho tenuto il giusto conto. Il senno di poi dimostrerà che il bravo professor Ticconi parlava per il mio bene e per il mio modo migliore di vivere in armonia ed equilibrio, senza alti e bassi.
La rivoluzione del '67-68, comunque, sconvolse il sistema di lavoro del ragionier Pappagallo: a furia di 6 politici e di altre richieste del genere, via via le ripetizioni vennero colpite nella loro stessa essenza, finché non si arrivò alla eliminazione degli esami di riparazione e si introdusse il sistema veramente vergognoso dei "debiti" in una o più materie, sicché ormai nessuno più ripeteva, di norma, un anno scolastico.
Gli esami di maturità, nella scuola italiana, ebbero un profondo declino, dal quale si stanno penosamente riprendendo soltanto da un paio di anni a questa parte. Dal 1968 al 2008, c'è stato un quarantennio di vera distruzione della scuola italiana.
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