Il ponte di passaggio dal giornalismo all'insegnamento fu senza dubbio un ciclo di ripetizioni collettive che svolsi per un paio d'anni in Via di Santa Croce per iniziativa di un segretario dell'Istituto Tecnico Galilei, il ragionier Pappagallo.
Ci ritrovammo ad operare benissimo insieme: lui disponeva di elenchi di alunni di quella grande scuola, sia durante l'anno che durante le vacanze estive, allievi che andavano male in italiano, ragazzi dai quindici ai diciotto anni, che formavano classette di sette-otto alunni.
Il lavoro principale che svolgevo, dopo aver spiegato rapidamente alcuni argomenti del programma, era la preparazione dei temi d'italiano. Sceglievo un argomento moderno, o di attualità : gli scioperi, la droga, i complessi musicali, la disoccupazione, i conflitti generazionali e via dicendo. I ragazzi si appassionavano abbastanza, si divertivano; io usavo un linguaggio spregiudicato, insolito in quei tempi così cattedratici, un linguaggio il più possibile vicino a quello giovanile. Del resto si era nel periodo della grande rivoluzione studentesca del 1967-68, per l'aria si avvertiva un'esigenza di rinnovamento e di contrapposizione ideale a tutto ciò che sapeva di vecchio e di scontato.
Queste lezioni collettive, ovviamente, a me venivano pagate un tanto,senza tener conto del numero dei ragazzi che frequentavano. Comunque, riuscivo a guadagnare una cifra che forse era già superiore a quanto era possibile mettere insieme con le collaborazioni giornalistiche.
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