venerdì 30 dicembre 2011

Vita di collegio: 145. La lezione morale di Giacomo De Benedetti

Mi piaceva Umberto Saba, avrei voluto tanto fare una tesi su Umberto Saba. Ci provai. Andai all'Istituto di Letteratura Moderna e Contemporanea, e vi trovai l'illustre titolare, Giacomo De Benedetti, grande scrittore e nobile rappresentante dell'ebraismo resistente.
De Benedetti mi fece un'enorme impressione dal punto di vista umano. Mi chiese perché volessi fare la tesi con lui. Io risposi: - Perché mi piace Umberto Saba, con la sua poesia sulle piccole cose: lo considero un grandissimo poeta. E poi in questa materia ho uno dei miei migliori voti, un 27 -
- Ragazzo, nella vita non devi umiliarti - mi rispose: - Quello che fai lo devi fare per passione, e non per calcolo -
Poi mi indicò un giovane della mia stessa età, e io riconobbi in lui Mario Pinchera, col quale avevo cominciato gli studi universitari nel 1955, ben undici anni prima. - Vedi - mi disse De Benedetti - sono sette anni che Pinchera sta preparando una tesi su Umberto Saba, ed ancora non è pronto ! -
O meraviglia! E io avevo pensato che Pinchera si fosse laureato almeno cinque anni prima! Ecco uno che a laurearsi sta impiegando il mio stesso tempo senza aver interrotto gli studi per quasi otto anni.
Ovviamente capii che non avrei mai potuto svolgere la mia tesi sull'amato poeta triestino, ebreo da parte di madre, in cui la figura paterna era piuttosto evanescente.
De Benedetti era dispiaciuto di non potermi accontentare, ma nello stesso tempo estremamente convinto della sua decisione. Però lesse nel mio animo una forte delusione. - Non so - dissi - vedrò di rimediare un'altra tesi in una disciplina diversa -
- Non devi sentirti umiliato - mi ribadì - La vita deve essere vissuta dignitosamente. Le tue decisioni devono essere prese con reale convinzione, non per convenienza -

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