Negli anni 1965 e 1966 ho cominciato a insegnare in scuole di Roma per lunghe supplenze. In un primo tempo ho insegnato in una scuola privata parificata, il Liceo "Tozzi" di via del Casaletto a Monteverde, ma poi, più a lungo, in scuole medie statali dell'obbligo, in via Bagnera all'inizio della Cristoforo Colombo partendo dalla Circonvallazione Gianicolense.
Il mio collega e compaesano Mario Ticconi, che ne era il vicepreside, si prese un mese di ferie e mi chiamò; così fecero in seguito due professoresse, una per maternità, per oltre due mesi, e un'altra per più di un mese.
C'era una specie di passaparola: io ero abbastanza preparato, l'insegnamento mi piaceva, spiegavo bene gli argomenti di letteratura, storia e geografia, assegnavo dei temi interessanti e li riportavo subito corretti. Gli alunni mi seguivano con interesse, i colleghi si rendevano conto che una mia supplenza non era davvero un periodo buttato al vento, ma al contrario speso bene.
Ricordo che la preside mi chiamava volentieri, e al termine del secondo anno mi disse: - Non ti sei ancora laureato? Sbrigati, perché mi piacerebbe affidarti una cattedra fissa -
Io ero alle prese con i miei due ultimi esami, e una giovane collega mi diede anche una mano importante in vista dell'esame di latino, il più difficile. Superato quello, mi rimaneva a dicembre il biennale di lingua e letteratura spagnola, pure molto impegnativo per vastità di materiale: mi procurai libri e dispense da un'altra giovane collega che aveva appena superato quell'esame, e fu ben felice di sbarazzarsi di tutta quella massa cartacea ricavando un po' di soldarelli utili.
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