Si dà il caso che di lì a poco Lino Cascioli riuscì ad entrare come professionista alla redazione sportiva del Messaggero, e al suo posto come corrispondente di Tuttosport si sistemò il giovane Franco Melli: ma io avevo ormai preso lavoro nella scuola.
Come si vede, quella del giornalismo sportivo era una professione dura, nella quale regnava il detto "mors tua vita mea", e dove era assurdo sperare di poter farsi strada senza avere adeguati appoggi, come nel mio caso, e dato il mio carattere riservato e timido, tali da indurre chiunque a schiacciarti senza pietà. Tanto valeva che mi rassegnassi e cambiassi strada, cercando quella meno spietata della scuola.
Nel giornalismo, non sono riuscito a farmi nessun vero amico. Anzi, ho avuto parecchie delusioni cocenti, come quella di Ezio De Cesari, che prima mi ha portato alle stelle e poi mi ha ricacciato indietro come si fa con il peggior nemico solo per aver dato retta alle chiacchiere di qualche collega malevolo e interessato. Alcuni amici li ho avuti anch'io, ma erano tutti di secondo piano come me e come me piuttosto indifesi. Era necessaria una corazza di ferro che io non possedevo.
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