Ha tutto per passare alla storia della Lazio, a cominciare dal nome. Lui si chiama Nando, come Orsi e come Muslera, due idoli in casa biancoceleste. Ma soprattutto, ha delle capacità fisiche e tecniche che gli hanno concesso in soli due mesi di campionato di conquistare per sempre la platea laziale.
La dote più stupefacente di Ferdinando Marchetti? La continuità: non si smentisce mai da una partita all'altra, sempre bravo e sempre rassicurante.
Prandelli ancora non lo chiama in nazionale? Questione solo di tempo: l'erede di Buffon è pronto. Non può essere che lui, Nando.
Scordiamoci un momento quel maledetto gol di Pepe contro la Juventus, un terribile e velocissimo contropiede che ha tagliato fuori non solo la difesa ma tutta la squadra in tre secondi. Ebbene, da otto partitre la Lazio non subisce più gol, da Lazio-Catania 1-1, 26 ottobre 2011. Sono seguite, da allora, le partite Cagliari-Lazio 0-3, Lazio-Zurigo 1-0, Lazio-Parma 1-0, Napoli-Lazio 0-0, Vaslui-Lazio 0-0, Lazio-Novara 3-0. Prima di allora, anche Bologna-Lazio 0-2. Zero, sempre zero al passivo, ma dietro a questo zero c'è lui con tutta la serie delle sue parate incredibili, talora miracolose, talora apparentemente facili, ma sempre sicure e rassicuranti. Nando ha tirato giù la saracinesca, e da quella parte non si passa. Muslera subito dimenticato.
Nando ha cancellato un altro Nando. Ma questo qui, sempre sereno e uguale a se stesso, ce lo terremo per un bel pezzo.
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