Ma Rosetta non era morta, come tutti avevano pensato. Le gocce di sangue che sgorgavano dalle ferite della bambina produssero uno strano effetto sul corpo dell'enorme bestione. Ma era un sogno, o una realtà?
Prima di tutto si spensero le fiamme che uscivano dalle sue fauci. E con le fiamme, si spense anche la crudeltà ferina del mostro. Quando giunse all'interno del suo covo, la belva depositò con delicatezza il corpicino della bambina su un mucchio di foglie, e si rese conto che era ancora viva, che respirava regolarmente.
Il drago emise un sospiro, che poteva anche sembrare di sollievo. Insieme alle fiamme, nel suo animo, sembrava che si fosse spenta anche la voglia di uccidere e di divorare la sua preda.
Rosetta emise un lamento, e il drago ne fu contento: non aveva ucciso quella creatura così debole e indifesa. La sua orribile cresta stava pian piano rientrando nel cranio, e così la sua enorme coda si stava riducendo di dimensioni e di peso, fino a scomparire.
Nel grande corpo del drago si stava verificando una incredibile metamorfosi, dovuta al contatto di quel sangue umano innocente. Voi non ci crederete, ma la belva crudele aveva dentro di sé un'anima, e quest'anima stava prendendo un po' per volta il sopravvento sul suo grande corpo mostruoso.
Rosetta si stava muovendo sul suo giaciglio di foglie, e forse stava riprendendo anche conoscenza. Il drago si accostò, e vide che dalle sue ferite, che apparivano superficiali e limitate all'impronta dei suoi denti, il sangue non sgorgava più.
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