- Grazie, Roberto: sei un vero amico. Spero di ripagarti di tutto con il mio lavoro -
Damiano si appoggiò un attimo sul lettino: si sentiva stanco. Ma Roberto gli disse: - Vieni a cena a casa mia. Mia moglie Agata è un tipo alla mano e non si dispiacerà di averti come ospite -
Damiano si schermiva, ma l'altro insistette: - Abitiamo di sopra. Devi salire solo due scale e ti troverai a tuo agio -
- Sei troppo buono, amico, ma non ti nego che ho un certo appetito, dopo quattro ore di lavoro -
Salirono una rampa di scale. Agata aveva già apparecchiato per la cena, e quando vide l'ospite non si meravigliò.
- Ah, sei tu il nuovo lavoratore! Ho già messo un piatto in più perché sapevo che Roberto ti avrebbe invitato. Ha un cuore d'oro. I nostri figli sono già grandi e sono sposati tutti e tre, sia i due maschi che la ragazza. Ha venti anni, beata lei! Tu hai figli? -
- No, no, figli non ne abbiamo avuti. Mia moglie è morta dieci anni fa, e da allora sono rimasto sempre libero -
Roberto si sedette, facendo cenno a Damiano di fare altrettanto. Agata servì un buon piatto di spaghetti al sugo di pomodoro, abbondante, e poi una porzione di carne con verdura di contorno. Il vino era buono, di produzione propria: Roberto lavorava un po' anche nella vigna.
- Alla nostra salute!- brindò il padrone di casa.
- Alla salute di noi tutti!- rispose Damiano. Agata fece altrettanto, alzando il bicchiere con un sorriso.
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