Roberto e Damiano mantennero la promessa, lavorando a fondo: Roberto sgrossava il ferro e tirava su delle lunghe aste, Damiano lavorava i festoni delle foglie, con belle variazioni. Giorno dopo giorno le grate si accumulavano, e i lavoratori del comune le trasportavano e impiantavano, creando subito una linea di recinzione spettacolare, attorno a una dolce collina piantata a cipressi e a pini. Stava nascendo davvero un bel giardino, magnifico quando l'opera fu completa e furono impiantati i due cancelli, vera opera d'arte di Damiano, un artigiano che aveva la mano fantasiosa dell'artista.
Il giardino di Serra Montana era piccolo, dalle dimensioni approssimativamente di un rettangolo largo quattrocento metri e profondo duecento, interamente circondato da quella bella ringhiera dalle foglie di quercia, che ricordava le antiche corone di alloro di cui si cingeva la testa dei poeti.
In quel verde prato in declivio i bambini giocavano volentieri tutto il giorno, fin dal primo giorno in cui il piccolo parco fu inaugurato dal sindaco Romano Puglisi, particolarmente orgoglioso di quell'opera.
I due fabbri ferrai furono pagati con una certa sollecitudine, sorprendente trattandosi di un'opera pubblica. Damiano prese quel denaro e lo trasferì subito nell'ufficio postale, in un libretto di risparmio che gli fu rilasciato senza difficoltà, con una semplice dichiarazione sui suoi dati di nascita: Damiano de Benedictis, nato a Rocca di Giove, L'Aquila, il 23 giugno 1934. Il documento originale di nascita non era reperibile, essendo andati distrutti tutti i volumi con i dati anagrafici dei duemila paesani sotto un bombardamento degli alleati, ed era sostituito provvisoriamente con quella dichiarazione.
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