domenica 6 ottobre 2013

La collana verde: 9. Mi chiamo Damiano

Rosetta si guardò intorno, e a passi insicuri cercò di uscire dalla spelonca. Cercava dell'acqua fresca per poter lavarsi il viso e ristorarsi, e fu fortunata, perché proprio dal fianco del monte lì accanto sgorgava una piccola sorgente che formava un minuscolo specchio liquido, nel quale si guardò un istante. Bevve un lungo sorso, poi si deterse lentamente il viso: la faccia le bruciava, ma poi si sentì subito meglio, e tornò nella caverna.
- Non mi hai detto il tuo nome, amico. Hai fatto un lungo viaggio per arrivare qui? -
- Mi chiamo Damiano. Il mio pase è oltre queste montagne, ma molto lontano -
- Damiano, non mi sento ancora tanto forte, ma debbo  tornare a casa, rassicurare i miei che forse mi piangono morta, dimostrare loro che sto bene come prima e non mi è successo niente di male. Forse è stato solo un incubo. Voglio prendere dei vestiti per te, così potrai presentarti in paese, raccontare la tua storia e  cercare un aiuto, se ne hai bisogno -
- Sei in grado di fare questa lunga camminata? Il paese è lontano? -
- No. E' una strada che faccio due volte al giorno. Aspettami, tornerò prima di stasera -
- Grazie, Rosetta. Sei una specie di angelo, che ha portato un bene immenso nella mia vita. Qualcuno ti ha mandato sulla mia strada per riuscire a salvarmi -
Rosetta sorrise, e a passi lenti si avviò verso il suo paese e la sua casa, che distavano almeno due chilometri. Ma lei si sentiva leggera e forte, completamente guarita dal grande spavento.

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