Sì, la Lazio si è riposata, sono finiti gli sfibranti impegni di Europa League, la squadra ha ritrovato se stessa nel fisico e nella fiducia. Miro Klose si è liberato così bene dalle scorie della fatica e della lenta ripresa esplodendo in una clamorosa cinquina che dice tutto l'enorme potenziale di questo grandissimo campione di trentacinque anni.
Però, secondo noi, i cinque gol di Miroslav Klose hanno anche un'altra spiegazione: la presenza in campo, al suo fianco, di un ottimo Sergio Floccari, capace di portare nell'area avversaria una pesante minaccia e un costante allarme di cui si è giovata la classe infinita del cannoniere tedesco. Utilizzarlo come unica punta avrà pure i suoi vantaggi in determinate occasioni, ma in generale questo tipo d'impiego tattico non fa che moltiplicare la fatica che Klose deve gettare in campo con i suoi continui ripiegamenti e il suo doversi dedicare anche a un gioco di sponda e di sacrificio che ne riduce almeno del settanta per cento il potenziale offensivo.
La Lazio di Klose "deve" giocare a due punte, forse tre sarebbero troppe e ruberebbero spazio (ricordate Cisse?), ma una sola punta vuol dire soltanto che la Lazio ha un potenziale limitato a poche unità, e questo sappiamo che non è vero. Dopo Klose ci sono Floccari, Kozak, Saha, Zarate, Rozzi, ciascuno dei quali, opportunamente utilizzato in varie occasioni, può offrire il suo buon contributo in fatto di gioco e di gol. Su tutti, come compagno ideale di Klose, emerge Sergio Floccari, una punta duttile e capace anche di fornire un buon contributo nel tessere il gioco, per cui si sente indubbiamente meno la rinuncia a un altro centrocampista-pedalatore tipo Gonzalez. Ieri infatti Petkovic ha fatto tirare il fiato a Floccari proprio immettendo l'uruguayano al suo posto nel finale, quando i giochi erano fatti.
L'esperienza ci dice che la Lazio più forte è quella a due punte, e le due punte migliori della Lazio sono appunto Klose e Floccari. Se si vuole qualcosa di meglio, bisogna pensarci bene in fase di campagna acquisti.
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