Un'estate, la maturità che mi toccò di controllare fu piuttosto controversa. Si trattava di una scuola privata nella zona della Magliana, e si sa che gli esmi di maturità in un istituto privato sono terribilmente delicati. Se un presidente di commissione o un commissario di esame volessero fare interamente il loro dovere, ne verrebbe fuori una strage degli innocenti e uno scandalo mondiale, per cui una persona di buon senso finisce per tenersi nel giusto equilibrio fra i buoni rapporti con i dirigenti e gli insegnanti di tale tipo di scuola (che pure in qualche modo s'impegnano a fondo per ottenere i migliori risultati possibili) e la realtà oggettiva, che anche nelle scuole statali è spesso di qualità scadente.
Si aggiunga che anche in Provveditorato, di fronte alle troppe rinunce di presidenti e di commissari, si cerca in qualche modo di venire incontro ad amicizie e a lunghi rapporti invalsi ormai da decenni, per cui ci si trova ad agire con commissioni spesso aggiustate e accomodate alla bisogna. Sarebbe necessaria una lotta contro i mulini a vento, ma si sa che di don Chisciotte ormai ne nascono sempre di meno.
Quell'anno, per colmo di sventura, mi capitò come commissaria d'italiano una giovanissima insegnante che altri non era che la figlia di una dirigente del Provveditorato incaricata di nominare presidenti e commissari in sostituzione di quelli incaricati dal Ministero e rinunciatari per mille e un motivo. Io stesso ero stato nominato Presidente di commissione dalla mamma di quella giovanissima commissaria, la quale, oltre che essere detentrice di un'età-record e della consapevolezza di essere ben protetta in alto loco (anche il padre era un illustre professore con un alto incarico in Provveditorato), cominciò a creare situazioni di attrito insostenibili già nella fase di correzione dei temi.
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