Dalle gite scolastiche s'imparano moltissime cose. Ai ragazzi balzano agli occhi certe differenze nel modo di vivere e di pensare della gente, che restando a casa non è possibile vedere e confrontare.
Non bisogna neanche andare all'estero per fare paragoni e meravigliarsi delle differenze di costumi e di modi di pensare.
Molto istruttive, per esempio, furono per me e per i ragazzi delle mie classi terminali un paio di gite effettuate sul Lago di Garda. Ricordo come ora che i ragazzi, giunti a Salò, subito sciamarono alla ricerca di cartoline e francobolli per scrivere a casa. Con meraviglia notai che la loro allegria e il loro modo di parlare non erano affatto graditi alla gente del posto, abituata forse a comportamenti più severi e compassati.
Intanto, sentire quelle voci di ragazzi che si esprimevano in dialetto romanesco sembrava dare ai nervi alla gente, specialmente alle persone anziane. Ricordo sempre con meraviglia una vecchietta uscire scandalizzata dalla tabaccheria che vendeva i francobolli, e inveire in maniera eccessiva e violenta contro i romanacci e la loro maleducazione.
Sui mezzi pubblici, notammo il grande silenzio che vi regnava, anche se erano al completo: tutti sedevano educatamente ai loro posti, nessuno alzava la voce anche se si scambiavano delle parole, e tutti si irritavano per l'allegria e gli alti toni delle nostre espressioni, in quel romanesco che alle loro orecchie doveva essere parecchio irritante. Si notava lo stesso distacco che ha caratterizzato, in anni molto più recenti, la polemica dei leghisti contro Roma ladrona. Spesso i nostri ragazzi erano guardati con sospetto quando entravano nei negozi e nei locali pubblici: tutti si aspettavano che rubassero e si comportassero in modo arrogante e sfrontato. Una chiarissima antipatia, che contrastava invece con la cortesia e il rispetto dimostrati per i tedeschi e per gli altoatesini di madrelingua tedesca.
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