E' scomparso a 68 anni, minato da un male implacabile, Ferruccio Mazzola, figlio di Valentino e fratello di Sandro, un Mazzola minore e controcorrente, ma che a noi laziali è molto caro per aver militato per tre anni, dal 1968 al 1971, nella squadra biancoceleste, con 85 presenze e 11 reti all'attivo, gran contributo al nostro ritorno in serie A, e per essere tornato alla Lazio nella stagione culminata nello scudetto del 1974, nella quale registra una sola presenza, ma conquista anche lui il tricolore.
Piccolo, 1.68 per 60 chilogrammi, abbastanza dotato tecnicamente, non sempre continuo ed efficiente sul campo ma dotato di una grande personalità, Ferruccio andò spesso controcorrente, e denunciò con un libro che fece clamore il sistema del doping che stava penetrando sempre più nel mondo del calcio. L'accusa si rivolse anche alla grande Inter di Helenio Herrera, di cui il fratello Sandro era uno dei maggiori rappresentanti, e questo gli costò anche la rottura dei rapporti con il grande Sandrino e una serie di difficoltà a livello federale.
Ferruccio fu un uomo coraggioso, seppe far fronte a una situazione imbarazzante che certo non favorì la sua carriera, ma andò avanti per la sua strada che era quella giusta, anche se in pochi gliene riconobbero il merito, se non le persone davvero impegnate a tenere quei metodi poco ortodossi lontano dal mondo del calcio e dalla salute dei suoi atleti, tra cui alcune vittime riconosciute ufficialmente.
Con Ferruccio Mazzola scompare quindi un uomo controcorrente, il cui impegno non fu certamente premiato dalla vita e dal riconoscimento di chi avrebbe dovuto rispettarne l'onestà e la serietà. Per noi laziali, la sua scomparsa è solo un'altra pagina dolorosa.
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