In qualità di presidente, nonché di professore d'italiano dalla lunga carriera, immediatamente mi resi conto della miscela esplosiva che si era venuta a creare, e sui due piedi mi recai in provveditorato a spiegare la situazione...alla madre di quella commissaria-dinamite. Ero andato con intenzioni bellicose: in questa commissione non è possibile la convivenza tra un presidente che viene apertamente scavalcato e una commissaria incredibilmente arrogante. Dunque, o lei o io.
Cosa mi rispose la dirigente-genitrice? Incredibile: conoscendo meglio di me il carattere della figlia, provvide (è la parola giusta) a farle dare le dimissioni, utilizzandola per altri compiti, e pregandomi di proseguire nel mio incarico chiedendomi scusa della situazione incresciosa che si era venuta a creare.
Con questo atto coraggioso da parte mia, la pace tornò improvvisamente nell'istituto privato in parola, e le operazioni degli esami di maturità, particolarmente delicate, si svolsero nel miglior modo possibile, con risultati che non scontentarono i dirigenti della scuola, senza peraltro portare a vistosi tagli di bocciature troppo contrastanti con la media nazionale, che in quegli anni si aggirava benevolmente intorno a un cinque per cento. Con la presenza di quella inesperta e nello stesso tempo scatenata commissaria d'italiano, non so come sarebbe andata a finire, e sicuramente sarebbe stata una lotta durissima giorno per giorno.
Al termine delle operazioni, quando mi recai in Provveditorato a consegnare la relazione finale nelle mani della dirigente-genitrice, la bravissima signora non solo non mi fece pesare l'allontanamento forzato della figlia, ma mi ringraziò per aver condotto le operazioni di esame con notevole equilibrio, e di aver salvato anche lei personalmente da una spinosissima situazione.
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