Improvvisamente mi ritrovai, in classe, degli alunni che invece contestavano questo metodo, e non potendo accusarmi di aver loro addebitato un errore, sottolineavano con sarcasmo o con pungenti risatine la mia impostazione, facendomi improvvisamente mancare sotto i piedi il mio retroterra educativo e costruttivo, impostato sul desiderio di creare qualcosa di positivo dal punto di vista del pensiero e della libertà di espressione.
Uno di questi alunni, evidentemente indottrinato, non accettava alcuna sfumatura delle mie correzioni. Una volta mi contestò, ridicolizzandola, la correzione "la dea Fortuna Primigenia" da me ridotta a semplice "Fortuna Primigenia", in quanto l'appellativo di dea nel contesto mi sembrava pleonastico e inutile, o semplicemente cacofonico, senza che fosse un vero e proprio errore: sarebbe stato come dire "il bravo calciatore centravanti Totti", cioè qualcosa più del necessario.
La parte avversa alle mie idee, che aveva preso il comando della scuola, stava organizzando tutto un clima di epurazione, mettendo all'indice determinati insegnanti indigesti ai loro metodi, per convincerli a cambiare aria e a trovarsi un altro istituto più favorevole alle loro idee personali. Alla lunga ci riuscirono, perché dopo tre o quattro anni di eroica resistenza decisi finalmente di trasferirmi alla succursale di Cave, di abbandonare il triennio da loro tanto ambito e di ridurmi al semplice biennio delle classi iniziali, poichè Cave aveva almeno il vantaggio di essere più vicina a casa mia, anche se le idee politiche dominanti erano le stesse e la vita associativa con alcuni colleghi era altrettanto difficile.
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