A un certo punto mi accorsi che mi veniva opposta una certa resistenza nello stesso ambiente della redazione della Provincia, e così piano piano le collaborazioni si diradarono fino ad arrivare alla rottura ed a un totale disimpegno, non senza una fase di completo contrasto che mi aveva quasi indotto a uno scontro per vie legali. Bruciato però già dalla mia sfortunata esperienza giovanile, preferii non farne nulla e ritirarmi in buon ordine, ripiegando su un giornaletto locale nel quale sfogavo la mia voglia di scrivere qualche articolo importante e significativo.
La voglia di scrivere non mi ha mai abbandonato, e l'ho coltivata parallelamente alla mia professione d'insegnante. Mi sfogavo, peraltro, in occasione dei verbali didattici, che mi venivano regolarmente affidati dai presidi e dai colleghi che conoscevano questa mia passione per la scrittura. Un altro momento importante erano le relazioni che i presidi richiedevano per ogni gita scolastica di più giorni, specialmente all'estero: io mi divertivo moltissimo ad affrontare l'argomento con arguzia e con una certa vena umoristica che mi ha sempre contraddistinto, e spesso il preside di turno mi faceva i complimenti per essersi molto interessato alla lettura.
Un altro momento importante di scrittura era per me la relazione finale in qualità di presidente degli esami di maturità. Al Provveditorato di Roma, per una ventina d'anni dal 1970 al 1990, ogni fine di luglio consegnavo un'ampia analisi di quel momento di lavoro così delicato e importante, facendo una serie di osservazioni pertinenti che spero qualche dirigente abbia letto e abbia apprezzato, traendone qualche opportuno suggerimento.
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