Probabilmente a giugno Vladimir Petkovic se ne andrà, ma di lui, alla Lazio, resterà per sempre un ricordo incancellabile: due anni di grande Europa. In campionato non sarà andato splendidamente, ma in Europa League sì.
L'anno scorso, la Lazio si è dovuto fermare alla vigilia delle semifinali, sconfitta da un arbitro russo a Istanbul contro il Fenerbahce: uno 0-2 fatto di espulsioni alle prime battute, e di ingiusti calci di rigore. Malgrado ciò, la Lazio poté essere considerata quinta in Europa, prima per risultati fra le escluse dalle quattro semifinaliste.
Se aggiungiamo i risultati di quest'anno, con undici punti in sole cinque partite, il cammino europeo della Lazio di Petkovic diventa quasi una marcia trionfale: in 19 partite, 11 vittorie, 7 pareggi e quella sola maledetta sconfitta. Ben 32 reti segnate, e solo 13 subite (con due epici pareggi in rimonta fino al 3-3 in due durissime trasferte). Inoltre, segnaliamo Kozak capocannoniere europeo nell'edizione dell'anno scorso, con ben 10 reti, quante un ottimo attaccante segna in un intero campionato di 38 giornate, e Sergio Floccari cannoniere quest'anno con 4 reti in sole cinque partite disputate, che è un altro primato.
Si accusa Petkovic di non saper segnare, ma se questo può valere in campionato non vale certo in Europa, dove finora la Lazio ha una media di circa due reti a partita, con attacchi brillanti come quello dei tre giovanissimi di ieri a Varsavia, Perea e Felipe Anderson anni 20, e Balde Diao Keita addirittura 18.
Questa è la scintillante Europa di Vladimir Petkovic. Ieri sera si è rivisto anche uno sfavillante Hernanes. E questo potrebbe essere il segnale di un'inversione di marcia capace di cambiare tante cose...
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