Balde Diao Keita, con lo straordinario gol di Parma, già si è ritagliato un suo piccolo posto al sole nella serie A, di cui quest'anno risulta essere il più giovane marcatore con i suoi diciotto anni.
Nell'inquadrarlo, mobilissimo e geniale nei movimenti nell'area parmense, è sembrato per un momento di rivedere un altro piccolo grande funambolo laziale, il Maurito Zarate della Lazio di cinque anni fa, al momento della sua prima stagione biancoceleste. Stesso stupore sul volto dei tifosi, stessa allegria: abbiamo trovato un grandissimo campione.
Col senno di poi rispetto a Zarate, possiamo dire che Keita è un piccolo Zarate intelligente: ogni sua mossa è finalizzata, tutto è bello ma tutto è utile, e non per niente, nella sua carriera ancora brevissima fra i "grandi", si è già segnalato per aver sempre lasciato il segno in ogni partita con assist decisivi, a Hernanes e a Floccari in Europa League, ma anche in campionato.
Ora non dobbiamo bruciare, per la troppa fretta di vederlo grande, questo meraviglioso germoglio di speranze. Petkovic deve adoperarlo a sprazzi e con grande tempestività, dandogli modo di crescere ancora, "adelante cum juicio", "avanti con giudizio". Alla fine di questo campionato sicuramente Balde Diao Keita avrà compiuto un bel passo in avanti nella sua carriera di grande promessa, con immensa gioia di Tare che lo ha portato da Barcellona a Roma, e di Lotito, che senza colpo ferire potrebbe ritrovarsi in cassaforte quei venti milioni di euro persi così stupidamente nell'affare Maurito Zarate, per colpa quasi esclusiva di un calciatore bravo quanto mal consigliato.
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