Serata agrodolce, quella di ieri all'Olimpico: la vittoria sui ciprioti è venuta, è venuta anche la semiqualificazione per i sedicesimi di Europa League, ma nel secondo tempo la Lazio, invece di assicurarsi col 3-1, ha continuato a gettare al vento occasioni su occasioni ed ha finito per aver paura di un pareggio, salvato soltanto da un grande intervento di Berisha su un tiro molto insidioso di Papoulis.
La difesa biancoceleste, dopo aver regalato con un grossolano errore di Cana il gol della speranza all'Apollon, non è stata più in grado di reggere con chiarezza ai pericoli portati dalla veemenza degli attaccanti di Limassol, e non fosse stato per l'entrata in campo di forze nuove da parte di Ledesma, Novaretti e Perea, non ce l'avrebbe fatta a condurre in porto neanche questa vittoria striminzita.
No, la Lazio non è ancora guarita, continua a balbettare e non riesce a far gioco per più di venti minuti di fila. Come se fisicamente non reggesse il ritmo di una vera partita di calcio. Ieri è vissuta sugli spunti entusiasmanti del piccolo Keita, questo genietto dalle mosse imprevedibili e dal piede centrato per i passaggi determinanti ai compagni. Floccari si è giovato di un suo morbido servizio e di un suo calcio d'angolo felpato per mettere a segno le due reti che hanno deciso la partita, come fu su passaggio di Keita che Hernanes mise a segno l'1-0 contro il Legia: sei punti europei legati al piede di Balde Diao.
Tra infortuni e balbettamenti fisici, la Lazio ancora sembra in rodaggio. La terribile trasferta di Parma ora deve dirci la verità: potremo andare avanti così, oppure sarà necessaria ancora una scossa nervosa per ritrovare la bella Lazio del girone di andata 2012-2013?
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