Diletta mostrava spiccate attitudini per le scienze, e si appassionava alla conoscenza della vita animale e allo studio del corpo umano. La madre superiora capì che la giovane suora poteva divenire un'eccellente infermiera, ed essere molto utile nella cura dei malati anche nell'ospedale del paese, molto povero di personale, che ogni tanto veniva a chiedere un aiuto alle sorelle del convento.
Un giorno madre Edoarda chiamò suor Diletta, e le disse: - Ti piacerebbe lavorare stabilmente nell'ospedale? Spesso mi chiedono la disponibilità di qualche sorella, e tu mi sembri la più indicata -
- Volentieri, madre! Quante ore al giorno dovrei lavorare in ospedale? - rispose con interesse suor Diletta.
- Dipende anche da te. Puoi lavorare lì dalle otto di mattina, dopo le preghiere e la colazione, e trattenerti fino a sera. Puoi rientare alle venti, per l'ora di cena e le preghiere serali, dormendo al convento -
A Diletta l'idea piacque molto. All'ospedale avrebbe potuto approfondire le sue conoscenze scientifiche e rendersi veramente utile alla gente che soffre. Il contatto con i medici l'avrebbe aiutata nel comprendere le caratteristiche delle principali malattie, e trasformare le sue nozioni elementari di scienze in una conoscenza appropriata. Forse, nelle dodici ore, avrebbe potuto trovare anche il tempo di studiare in modo serio.
Il dottor Eusebi, primario del piccolo ospedale, l'accolse con molta amicizia. - Piacere, Diletta! Sono sicuro che tu ci darai una valida mano: mi sembri la persona giusta! -
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