Rosetta aveva frequenti crisi di pianto, e andava spesso a trovare suor Giuseppina per farsi consolare.
Le suora si rendeva conto che la situazione, anziché alleggerirsi, andava diventando sempre più grave, e allora disse alla ragazza: - Rosetta, non dovrei dirti io che cosa devi fare. Obbedire ai tuoi, per essere poi infelice per tutta la vita? D'altra parte, da quanto ho capito, quell'uomo per cui tu sembri così presa da non capire più nulla ha già un'altra donna e non pensa davvero a te. Ti resta solo una via, se non vuoi diventare folle, ed è il convento. Se tu vuoi, ed hai il coraggio di farlo davvero, io ti accompagnerò e farò in modo di spiegare alle mie consorelle che la tua decisione è giusta e logica -
Così Rosetta si convinse. Non avrebbe mai avuto il consenso dei suoi genitori, e pertanto organizzò una fuga. Non doveva portare nulla con sé, tranne un po' di biancheria intima e qualche indumento per il lavoro. Mise tutto in una piccola valigia di cartone e si presentò da suor Giuseppina una mattina, per essere portata nel convento delle suore del paese vicino.
Suor Giuseppina accompagnò la ragazza sulla corriera delle 10. Bussarono al convento, e chiesero di parlare con la madre priora, alla quale comunque era stata già raccontata tutta la storia, ed anche lei era convinta che per Rosetta quella fosse la soluzione meno drammatica.
- Resterai con noi per un periodo di prova in qualità di conversa. Fra un anno vedremo se potrai prendere i voti, e con essi il velo definitivo. Per ora rivestirai un semplice saio da sorella inserviente, pregherai e lavorerai con noi -
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