Stella di solitudine,
che brilli obliqua, a celarti
al raggio vanitoso della luna.
Stella bella dell'angolo
di cielo più libero di stelle.
Salire sui pioli del tuo oro
che si sgrana nella notte,
sui pioli che cedono sotto al piede
morbido dei sogni e delle chimere.
E così, lontano...Portarti
nel regno della solitudine,
come se io ne fossi il re, non tu la signora.
Aggrapparsi alle assi del tuo oro,
e strapparti, smagliando la tua luce,
per volare leggero
fino all'aura incolore dei sogni
più belli perchè non sognati,
dove il tuo raggio è il mio,
dove tenue fai e disfai,
nel tremolio dei desideri,
profili cari, incubi amati,
col pulviscolo argenteo che si slarga
sulla pupilla.
Col pulviscolo argenteo che torna
su su fino al tuo tremito,
stella di solitudine.
(1952)
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