lunedì 13 febbraio 2012

Con Reja al comando, il Concordia non sarebbe affondato

Ora tutti osannano Reja. E' uno degli allenatore più longevi alla guida della Lazio, sta disputando il suo terzo campionato di fila, cosa che oggi è concessa a ben pochi allenatori. Sempre discusso, sempre con un piede fuori di Formello, continua a ottenere risultati da grande squadra pur avendo sopportato una campagna vendite paurosa. Dall'anno scorso è partita un'intera squadra: i portieri Muslera, Carrizo e Berni; i difensori Lichtesteiner, Tuja, Stendardo , Cribari e Cavanda, i centrocampisti Bresciano e Del Nero, gli attaccanti Zarate, Floccari, Foggia, Sculli e Cisse. Sono entrati, di nuovi, Marchetti, Konko, Lulic, Zauri, Cana, Klose, Alfaro. Sette contro quindici.
Ci ha guadagnato Lotito con ben otto reingaggi da pagare in meno, ci ha rimesso Reja con altrettanti giocatori non più a disposizione.
E' vero che Reja aveva chiesto per primo uno sfoltimento della rosa da 36 a 26 giocatori, ma oltretutto il tecnico friulano ha dovuto sopportare una grave emorragia per gli infortuni che lo hanno privato a lungo di uomini come Mauri, Brocchi,Rocchi, Cana ed Alfaro, per non parlare che dei più importanti, tra cui Mauri e Brocchi, vere colonne portanti della squadra.
Così, spesso, Reja è stato costretto a dare i numeri, raschiando il fondo del barile per mettere in piedi una formazione decente. Ha dovuto chiamare in campo anche i giovanisssimi Cavanda, Zampa e Rozzi, e mettere in lista per l'Europa un ragazzo sconosciuto come Monteforte perchè non aveva più centravanti da schierare dopo Klose.
Reja ha fatto miracoli. Si è permesso perfino il lusso di sbagliare qualche mossa e qualche partita, ma alla fine i risultati sono stati sempre superiori al previsto proprio perché ha sempre agito con umiltà, mai con arroganza, con un piede fuori di Formello. E ora, dopo la storica rimonta col Cesena, Reja ha trovato finalmente il posto giusto nel cuore di qualunque tifoso biancoceleste.
Reja è il salvatore della navicella biancoceleste grazie alla sua umiltà. Se fosse stato al comando della grande nave Concordia, il vascello non solo non sarebbe affondato, ma navigherebbe sicuro anche sulle onde più tempestose.

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