sabato 25 febbraio 2012

Rughe

Sulle tue labbra
vorrei veder brillar, fresco, un sorriso.
Ma non ti è dato, e invano
celi la piega amara della bocca
in quello scintillare d'occhi insano.
Le labbra, tese nello sforzo immane
di mostrar solo pace e gioia agli altri,
smascheran, nella morsa aspra dei denti,
tutto lo spasmo della tua miseria.
Non puoi sorridere. Nel tuo sguardo mite,
mite e slavato, c'è già l'abbandono,
il supino acquetarsi dell'ignavia.
Il battito flaccido del sangue
ti sparge le membra di veleno
che gli altri, in questo solo munifici,
t'iniettano, con la bassezza maligna
della loro superorità, o con l'invidia
grande nella loro nullità.
Ti fosse di conforto, almeno, il pianto!
Il veleno ha essiccato già la fonte
delle lagrime buone: di veleno
sa la goccia restia che ti tormenta
sulla piega riarsa della bocca.
E quella luce, a illuminarti gli occhi
per un istante! Quella luce strana!

(1953)

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