sabato 11 febbraio 2012

La Lazio ha scalato il K2

E' rientrato per trentotto minuti e si è sentito subito. Libor Kozak, K numero 2, è entrato in campo all'inizio della ripresa, ha formato coppia con il K maggiore, Klose, e sono stati minuti devastanti, da 0-2 a 3-2, tre gol concentrati in dieci minuti dal l'8' al 18'.
Dieci minuti Kozak li aveva appena sulle gambe, erano mesi e mesi che non sosteneva un allenamento serio a causa della sua pubalgia. Ma quei dieci minuti Kozak li ha vissuti intensamente e li ha fatti vivere a noi tifosi in maniera indimenticabile.
La Lazio si fa ricca del suo fattore K: Klose prima di tutto, ed ora anche il Kozak di complemento. Che grazie a Dio non abbiamo ceduto insieme a Cisse, a Zarate, a Floccari, a Foggia, a Stendardo, a Del Nero, a tutta quella emorragia di giocatori andati via da Formello tra luglio e gennaio. Kozak era il più indiziato, e per buona sorte quel suo infortunio ce l'ha salvato: altrimenti saremmo rimasti proprio col sedere sul ghiaccio e sulla neve, dal momento in cui anche Rocchi, come Brocchi, come Mauri, come Cana, come Alfaro, hanno dovuto disertare il campo in una fase assai delicata delle nostre vicende calcistiche.
Kozak si è salvato, e ci ha salvato, grazie proprio al suo lungo in fortunio. Altrimenti ora sarebbe a Bologna o forse proprio al Cesena. Invece, grazie a questo miracolo, è stato lui a regalarci quei tre punti di platino contro i bianconeri della costa romagnola, tre punti che ci hanno gratificato di un terzo posto che può non essere provvisorio.

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