Ringraziamo la pubalgia che l'ha salvato, altrimenti anche Libor Kozak sarebbe partito in quella specie di svendita gigante che è stata la campagna di gennaio per la Lazio. Lo volevano Bologna, Cesena, Lecce, Sampdoria e tante altre squadre, e se fosse stato in piedi sarebbe sicuramente partito anche lui.
Santa Pubalgia ce l'ha mantenuto, ed appena è guarito subito Reja l'ha gettato in campo per due manciate di minuti e sono venuti subito due gol: uno, quello preziosissimo della vittoria sul Cesena, l'altro quello che ci ha salvato uno straccetto di onore a Palermo, altrimento il 5-0 ci avrebbe mandati a quella che era la "scoletta" del Tifone. Il 5-0 era segno d'inferiorità di categoria, era la vigilia della serie B. Con 5-1 ti salvi appena appena, ma ti salvi.
Grazie Kozak: sei la nostra ultima speranza, a Madrid. Poni caso che la Lazio trovi una delle sue serate di vena, quei famosi 3-0 di Verona col Chievo, di Cagliari, sul Novara. Un 3-0 a Madrid, sogno di una notte di mezzo inverno, basterebbe a qualificarci con un'impresa sbalorditiva.
Se una piccola piccola speranza l'abbiamo ancora, lo dobbiamo al Cosacco, a Libor Kozàk, il gigante che evidentemente nel cognome porta le tracce di un'antica origine delle steppe e della Madre Russia. Comunque vada a finire, teniamocelo caro, Libor, perchè sarà lui l'erede del grande Klose, e a partire da lontano anche del grande Silvio Piola, stessa stazza di gigante, stessa grandezza nella caccia al gol, l'uomo-gol più importante forse dell'intera storia calcistica italiana.
Andiamo a Madrid con una squadra rabberciata, il cui unico traguardo reale è quello di salvare la faccia di fronte all'Europa con una prestazione dignitosa. E Kozak è forse l'unico appiglio concreto di questa speranza.
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