Anno 1959. Si avvicinano le Olimpiadi. E' tempo anche di politica sportiva. Il "Tifone" diventò un bocconcino appetibile, essendo anche vicino al CONI e conoscendo le pieghe di quella politica sportiva.
Riccardo Lalli convocò la redazione per dirle che il settimanale sarebbe stato acquistato da Franco Evangelisti, onorevole DC e braccio destro di Andreotti. Noi tutti avremmo finito per star meglio, perché le basi economiche del giornale si consolidavano.
Franco Evangelisti si presentò con una bella cena e una serie di programmi che contava di realizzare. Si stava per portare a termine la ristrutturazione dell'Olimpico, un'opera colossale, alla quale il settimanale dedicò un ampio servizio anche fotografico da me curato. Evangelisti era anche un dirigente influente della Roma, nella quale riuscì a salire anche al vertice insieme a D'Arcangeli, a Marini Dettina e ad Anacleto Gianni. I miei rapporti personali con Franco Evangelisti erano alquanto rugginosi, in quanto eravamo quasi compaesani e io conoscevo momenti del suo passato politico non proprio limpidissimi.
Intanto nel giornale erano entrati altri collaboratori, il più importante dei quali fu Lino Cascioli, amicissimo di Franco e Gilberto Evangelisti. A Cascioli fu affidato un ruolo molto importante: seguire tutte le trasferte, sia della Roma che della Lazio, e questo veniva a tarpare gran parte delle mie speranze, quelle cioè di seguire io la Lazio, di cui ero tifoso, e Cascioli, romanista, le sorti dei giallorossi.
Il mio ruolo nel Tifone si riduceva a gestire parzialmente la pagina della Lazio ed alcune rubriche minori, e inoltre dovevo curare la correzione delle bozze, compito ingrato e pesante. Inoltre, data anche la mia incapacità di farmi largo a spallate, mi rendevo conto che il mio avvenire era rigidamente incasellato e chiuso.
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