Andò via il factotum Giuseppe Melillo, ovviamente, perché, essendo di fatto il direttore uscente, non poteva che fare un'altra scelta nel nascente quotidiano politico "Telesera".
L'avvento di Ghirelli al Corriere dello Sport costituì una vera frustata di energia e di rinnovamento anche nello stile di scrittura del giornale. Si doveva guardare molto di più il lato umano dei fatti e dei personaggi sportivi che non quello strettamente tecnico.
Per me andava benissimo, e infatti Ghirelli mi utilizzò subito per due grosse iniziative: un'inchiesta a puntate su "Orlando e Menichelli", le ali della Roma e della Nazionale, e una serie d'interviste a grandi attori e registi, tra cui Anna Magnani e Renato Rascel, intitolata "Quelli che restano" durante le vacanze estive. Ghirelli riempì di manifesti le strade di Roma lanciando tutta una serie di novità, e in molti di questi manifesti figurava anche il mio nome.
Fu una stagione d'oro. Ghirelli resse il giornale fino all'estate successiva; l'editore milanese, che era uomo di destra, rimase alquanto interdetto da certe iniziative ghirelliane come quella d'intervenire nella politica. Non gradì, soprattutto, l'elogio del volo spaziale di Juri Gagarin, l'astronauta sovietico, nell'aprile del 1961.
Questo indusse l'editore a un clamoroso licenziamento di Ghirelli e alla chiamata di un inedito (e assai mediocre) tandem Luciano Oppo - Marcello Sabbatini.
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