La Lazio, malgrado l'ingiusta sconfitta, mi ha dato l'impressione di una grande macchina ancora in rodaggio. Il motore rombava a vuoto, la velocità prodotta era meno della metà di quella posseduta dai suoi cavalli.
Presi uno per uno, c'erano almeno cinque o sei giocatori laziali che ti facevano pensare a uno squadrone che potrebbe far meraviglie. Mi sono piaciuti molto Klose, Lulic, Gonzalez, Brocchi, a tratti Cissé, Konko e Sculli, mentre Cana sciupava energie preziose, Dias si lasciava condizionare dal nervosismo, Diakité aveva momenti d'incertezza inspiegabili. Marchetti ha effettuato parecchi interventi pregevoli, e solo quel tiraccio di Insua da trenta metri l'ha sorpreso, ma era coperto prima da Klose e poi da Diakité che ha fatto un movimento sbagliato.
Dico la verità: gli unici che mi hanno un po' deluso sono stati Rocchi e soprattutto Hernanes: Rocchi per quel colpo di testa a porta vuota che ci ha privati di un sacrosanto 2-2, Hernanes per un gioco lento e troppo pensato che strideva maledettamente al confronto della grande velocità e vigoria del gioco dello Sporting. In confronto a lui, la velocità di Carrillo era di un altro pianeta. Di una Lazio lenta, Hernanes è stato di gran lunga il più lento.
E poi: si è sentita maledettamente l'assenza di due grandi giocatori che "pensano": Ledesma e Mauri, che sono i due animatori rispettivamente della difesa e dell'attacco della Lazio. Senza di loro, i pregi di quella macchina di lusso che è la Lazio si riducono della metà.
Domenica a Firenze dovremo dimostrare che Lisbona è stata una pagina sfortunata. Alla quale, comunque, si può rimediare, perché Zurigo e Vaslui restano alla nostra portata. Sarà decisivo, probabilmente, l'incontro finale di rivincita all'Olimpico contro lo Sporting Lisbona. Per quel giorno, vedrete, la Lazio vera ci sarà.
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