Maurito Zarate: un giocatore troppo amato. Da quel Cagliari-Lazio 1-4 in cui esordì, tre anni fa, segnando una meravigliosa doppietta, Maurito ha trovato subito un posto enorme dentro il cuore dei tifosi biancocelesti, e lui stesso si è innamorato della Lazio.
Ma da allora, troppe acque torbide sono passate sotto i ponti del vecchio Tevere. Zarate, oltre che della Lazio, è innamorato anche del pallone, lo ama e se lo coccola come fosse una bambola per una bambina. Guai a levarglielo.
Troppe volte ci ha provato Reja a dirgli: il calcio è gioco collettivo, al massimo ti sono concessi cinque minuti di follia quando la squadra sta sul 2-0 e mancano dieci minuti alla fine. Se no, ogni mossa di un vero giocatore deve essere finalizzata al gioco di squadra, come in una partita a scacchi, dove se sbagli una mossa crolla tutto.
Maurito non l'ha capito. Altre squadre potranno lasciarglielo per un po' più di minuti, quel benedetto pallone, squadre dall'impianto più solido di quello della Lazio. Ne puoi trovare un paio in Italia, due o tre in Inghilterra, forse due in Spagna e in Germania. In uno di questi paesi Maurito può trovare una buona sistemazione e riportare nelle casse della Lazio quei benedetti 20 milioni.
Se Maurito vuole restare alla Lazio, deve cambiare completamente la sua mentalità. Sarà ben difficile che gli riesca. Ed allora è bene che parta. Noi tifosi piangeremo per due mesi, e poi ci dimenticheremo anche di lui, come avvenne per altri grandissimi campioni come Nedved.
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