Un'altra spiegazione, purtroppo, venne fuori da un altro fatto. L'estate successiva, durante le vacanze ad Acuto, giocando a pallone mi fratturai il femore della gamba destra in modo insolito, con la gamba bloccata da un sasso sporgente. Il mio amico d'infanzia, Santino, ricordò che due o tre anni prima, in uno scontro di gioco a Vico nel Lazio, ci eravamo fatti male in due, e il mio antagonista aveva riportato la frattura di una gamba anche lui: possibile quindi che la mia gamba destra fosse stata a sua volta danneggiata e magari incrinata, sicché al primo impatto violento venne fuori una frattura altrimenti poco spiegabile.
Il prof. Toscano rimase alquanto impressionato dal mio exploit nel salto sulla gamba sinistra, quella integra. Ma, nel brevetto atletico, io eccellevo anche nel salto in alto e nella velocità, mentre ero del tutto negativo nel getto del peso.
Durante l'anno scolastico, cominciai anche a frequentare lo Stadio Flaminio, dove assistevo agli incontri giovanili della Lazio, squadra Primavera, e al torneo De Martino, che ogni mercoledì vedeva impegnate le riserve delle squadre di serie A. La Lazio schierava anche dei buoni giocatori che avevano smaltito qualche infortunio e stavano per rientrare in prima squadra.
Partecipai a un concorso bandito dal "Tifone", settimanale sportivo romano. Si trattava di fare la cronaca di un derby Roma-Lazio primavera. Lo vinsi. C'erano in palio 5 mila lire, per quei tempi una bella cifretta. Nella Roma giocava all'ala destra un ragazzo di Acuto, Patrizio Cori. Erano i miei primi contatti con il giornalismo sportivo.
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