Al Pilo Albertelli non c'era una palestra per svolgere le lezioni di ginnastica, ed eravamo costretti a recarci in un grande impianto situato in via Bixio, un po' oltre Piazza Vittorio. Ci voleva un quarto d'ora, dal nostro istituto di via Manin.
Avevamo un insegnante di educazione fisica appassionatissimo, il professor Toscano. Si faceva accorpare le due ore settimanali, per avere l'opportunità di lavorare almeno un'ora e mezza, scartato il tempo necessario al trasferimento. Oppure, qualche volta, ci chiedeva il sacrificio supplementare per un appuntamento pomeridiano.
Oltre ai consueti esercizi alla pertica, alla fune, alla spalliera svedese e al salto della cavallina, il prof. Toscano prediligeva una strana gara: il salto su una gamba sola, alternativamente, la destra e la sinistra, percorrendo l'intera palestra in lunghezza.
Stranamente, saltando con la destra, io riuscivo a coprire il percorso con quindici salti, mentre, saltando con la sinistra, risultavo primo con tredici salti, a pari merito con Papalini, che era di gran lunga il più alto e il più atletico della classe.
Come mai? Riesco a spiegarmelo solo ricordando che al gioco del calcio io ero prevalentamente un mancino: con la sinistra il mio tiro era più forte e preciso. Può darsi dunque che quella mia gamba fosse più muscolosa della destra.
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