Mia madre, col suo grande coraggio e spirito d'iniziativa, riusciva a colmare i grandi vuoti che la vita di città presentava rispetto alla vita di paese, piena di amicizie, di conversazioni, di piacevoli diversivi in un ambiente creativo e libero.
Erano i primissimi tempi della televisione, e le mie due zie, Agnese ed Amalia, che erano state sempre in buone condizioni economiche, subito si erano attrezzate, e ci invitavano spesso ad assistere ad alcuni spettacoli particolari, grazie a mia madre che sapeva mantenere brillantemente i contatti.
Io ero il più disponibile ad accompagnarla, sia a via Merulana, che potevamo raggiungere a piedi essendo distante non più di duecento metri da via Carlo Alberto, sia a via Sant'Andrea delle Fratte, comodamente raggiungibile con il filobus 71 che aveva una fermata proprio ad angolo con la nostra strada.
Una sera, dovendo recarci in via Merulana, ricordo che facemmo un po' tardi, e trovammo chiuso il grande portone del numero 110, di fronte alla chiesa di Sant'Anna. Aspettammo qualche minuto prima di suonare, per non disturbare la portiera, poiché non funzionavano ancora i citofoni dei singoli appartamenti: infatti, poco dopo arrivò un altro inquilino del palazzone (c'erano almeno una trentina d'interni distribuiti su due scale), e potemmo entrare senza problemi. Però in precedenza mia madre si era alquanto innervosita perché io l'avevo rimproverata per esserci messi in movimento con un certo ritardo, e c'erano stai momenti di tensione e d'inquietudine.
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