martedì 16 agosto 2011

Vita di collegio: 80. Ingratitudine

E' molto raro, nell'uomo, il sentimento della gratitudine, oltre a quello della solidarietà. Qualunque persona alla quale credo di aver fatto del bene, o si è dimenticata completamente di questo, oppure ha finto di dimenticare, diventando sfuggente, evitando d'incontrarti per non dirti grazie, e arrivando perfino a toglierti il saluto incontrandoti.
Seguendo questa teoria, verrebbe da cancellare per sempre l'idea di fare del bene al prossimo. Se tu facessi a un cane appena appena un po' di quel bene che sei riuscito a fare agli altri uomini, sicuramente quel cane ti verrebbe dietro per tutta la vita, mentre quegli uomini non fanno altro che guardarti "in cagnesco", per usare una parola che mal si adatta ai costumi di un cane.
Gli uomini hanno invece inventato un proverbio che rovescia questi termini: "Non far bene agli asini, perché ti tirano calci", che poi è il corrispettivo dell'evangelico "nolite proicere margaritas ante porcos", non gettate perle ai maiali.  Gli unici calci che ho ricevuti, sono tutti di origine umana, e non posso nascondere neppure il fatto che qualche calcio d'ingratitudine l'ho tirato anch'io.
Dall'anno della mia maturità, 1955, non ho più visto le brave sorelle Fancello di Monteverde Vecchio. Ma l'idea del bene che mi hanno fatto non si è spenta in me, e nel mio animo, per loro, è regnato per sempre un vivo sentimento di gratitudine.







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