lunedì 22 agosto 2011

Vita di collegio: 83. Grazie, Anacleto!

Con la frattura del femore avevo perduto metà dell' anno scolastico, ma feci in tempo a riprendere le redini del gioco, e, grazie a vari aiuti e circostanze favorevoli, a salvarmi. Fui rimandato a settembre in greco e matematica, ma del greco non avevo paura, ero capace di affrontarlo: quanto alla matematica, il mio fratello maggiore, Vito, si ricordò di avere un amico bravissimo, Anacleto Pompili, ufficiale dell'Aeronautica, campione di matematica, il quale accettò di darmi lezioni private a patto che io andassi con lui, ogni giorno, in Via Panama, ai Parioli, a riprendere il fratello Bruno, che prendeva lezioni di pianoforte da un grande musicista romano.
Bruno, che aveva un paio d'anni meno di me, era cieco dalla nascita, e aveva notevolissime capacità musicali, tanto da divenire con gli anni un eccellente compositore e pianista.
Io prendevo il tram numero 4 e raggiungevo Anacleto a Piazza Ungheria, dove su una panchina facevamo lunghe e preziose esercitazioni in trigonometria in attesa che Bruno concludesse la sua lezione. Così Anacleto, umano ed esperto, riuscì a farmi capire che cos'era la trigonometria, al contrario del mio professore di liceo, Rizzo, che non aveva il minimo di fiducia in me né intendeva dedicarmi qualche minuto delle sue lezioni. Tra le ripetizioni della Fancello e quelle del bravissimo Anacleto, riuscii finalmente a trovare la strada e a raggiungere la maturità a settembre.
Qui devo dire grazie ad Anacleto: ecco finalmente anche un uomo a cui debbo della gratitudine, alla quale devo aggiungere anche la mia ammirazione per questa grande famiglia di Acuto, capace di dare alla luce un musicista eccellente come Bruno, un ufficiale in gamba come Anacleto, un medico come Pino, mio amico e tifoso della Lazio che si divertì un anno a seguire un mio diario premiato dal giornale "Il Vittorioso", e altri due grandi amici come Antonio e Paolo, che erano rispettivamente il centravanti e il centromediano della squadra di calcio di Acuto insieme a me, a Santino e ai miei fratelli Silvestro e Luciano, a Peppe Bertucci, a Ruggero Perinelli, a Luigino Battistelli, a Tonino Attura detto "Bersaglia", ad Angelo Agostini, a mio cugino Pacifico Pompili e a Mario Ticconi, divenuto professore d'italiano come me.
Paolo Pompili, fratello di Anacleto, ha avuto poi un figlio-prodigio, che oggi è don Domenico Pompili, un importante esponente della CEI, un giovane sacerdote dall'avvenire radioso.

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