Il premio del Rotary, sessanta mila lire, ovviamente, fu incassato da mia madre, che aveva ben sette figli da tirare avanti, di cui forse soltanto uno, il maggiore, lavorava stabilmente. In questo modo, almeno, potei ripagarmi le spese per l'acquisto dei libri, che aveva gravato pesantemente sul bilancio familiare.
Un'altra mano veniva anche da qualche lezione privata che mi davano i dirigenti del collegio San Gabriele ai Parioli e del Nazareno al Tritone. Mi recavo personalmente a domicilio di belle famiglie: l'avvocato Tonna, il cui figlio era stato protagonista di un film sull'adolescenza;l'ambasciatore d'Argentina Smoquina, un paio di registi cinematografici, il petroliere Boatti, i cui figli frequentavano questi due ottimi istituti privati romani.
Ero un po' in contatto con queste famiglie assai distinte, e per poco non m'innamorai di una ragazza bellissima, Maristella, figlia del regista cinematografico italo-venezuelano Mirolo: una ragazza così semplice e cordiale con la quale mi trovavo benissimo, senza peraltro avere il coraggio se non di stringerle la mano per evitare per lei il pericolo d'innamorarsi di un ragazzo del popolo e senza molte speranze. Le impartivo lezioni di latino; la mamma, ugualmente cordiale, ci portava the e pasticcini alle cinque.
Una sera la incontrai in via del Corso, e mi disse che il giorno dopo si sarebbe trasferita a Caracas, in Venezuela, con tutta la famiglia. Rimasi commosso per il suo saluto affettuoso e per il suo addio.
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