A farla breve, rimasi ingessato per ben sei mesi, fino alla fine di gennaio 1955. Nel frattempo era arrivata la triste notizia della mia bocciatura agli esami di maturità. Il rappresentante di classe prof. Alberto Bragaglia mi aveva difeso a spada tratta, dicendo che sapevo scrivere in modo meraviglioso, e questo sarebbe bastato a porre in secondo piano le lacune in altre materie.
L'unico che fu contento fu mio fratello maggiore, Vito: non perché fosse sadico, ma semplicemente perché ero a suo carico per l'assistenza sanitaria, e se fossi stato promosso alla maturità l'assistenza sarebbe cessata automaticamente. A pagamento, sarebbero occorse cifre vertiginose per la mia lunghissima degenza in clinica.
Meno male. Almeno un aspetto positivo, in tutta la doppia disgrazia, c'era stato. Per sei mesi fui costretto a letto. Tolta l'ingessatura, per camminare dovetti aiutarmi con un bastone. Tornai a scuola a febbraio, camminando a fatica e con acuti dolori muscolari. Per fortuna, stavolta il reinserimento avvenne in modo positivo, e quindi tutto finì per aggiustarsi. Dopo un mese, la muscolatura della gamba si era rinsaldata, e potei camminare con sufficiente disinvoltura.
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