Se solo Zarate guardasse un po' l'esempio di Rocchi, non avrebbe tante farfalle per la testa, aspetterebbe di buon grado il suo momento e poi ci darebbe dentro con tutta la forza che ha.
Ma purtroppo, dentro la zucca di Maurito, c'è poco del cervello che rende grande il piccolo capitano, cento gol nei suoi sette campionati con la Lazio, alla quale ha avuto solo il difetto di arrivare quando era già grande ed aveva ventisette anni.
Rocchi non ha avuto la stima, la fiducia e un po' di spazio da parte di Reja se non adesso, e magari proprio perchè Zarate è stato messo un po' da parte. Ora è facile dire: "Sembra un ragazzino...".
Rocchi non è mai stato tanto bene quanto adesso, sprizza salute e intelligenza tattica da tutti i pori. A Skopje ha realizzato una doppietta, ha preso un palo interno e sicuramente, arrivato al suo gol laziale numero 99, si è fermato apposta per celebrare il gol numero 100 davanti al pubblico dell'Olimpico.
Per arrivare a tanto, Rocchi, bersagliato anche da troppi infortuni dopo quella maledetta frattura di Pechino alle Olimpiadi, ha dovuto stringere i denti per tre anni per ritrovare se stesso, e solo quel benedetto turn over per dar respiro a Klose e a Cissé gli ha permesso di dimostrare quanto ancora vale. Se solo Zarate avesse saputo fare la metà di tutto questo, ora saremmo a celebrare lui come un vero grande campione anziché la solita grande promessa capricciosa e nevrotica che ha finito per rubarsi la scena da solo, come un Balotelli o un Cassano che ogni tanto si lasciano prendere dalle loro fregole.
Calma, Zarate! Guarda Rocchi. I veri campioni sono fatti così.
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