A Bergamo rientrano i nostri due "mejo": Miro Klose e Senad Lulic. La loro sola presenza ci riempie di fiducia, anche se sappiamo che non saranno in condizioni di forma ideali. Il resto della squadra è rabberciato. Bizzari in porta, Konko, Diakité, Scaloni e Garrido in difesa (tre riserve su quattro), Cana e Gonzalez in mediana, Mauri, Candreva e Lulic a centrocampo, Klose in attacco con Kozak sicuramente in campo a metà ripresa se non prima.
Si fa quel che si può, ma certo che le disgrazie capitate quest'anno alla Lazio hanno raggiunto un record incredibile. Potremmo schierare un'intera squadra tra infortunati e squalificati: Marchetti; Stankevicius, Biava, Dias, Radu; Ledesma, Brocchi; Hernanes, Matuzalem; Alfaro, Rocchi, la formazione dello Jella Club.
Accontentiamoci perciò di quel che il convento passa, un bel minestrone di broccoli, sul quale contiamo per ottenere un visto per l'Europa. Un punto basterà per l'Europa League, tre punti sarebbero un bel brodino di speranza di poter acciuffare ancora la Champions League.
Basterebbe...già, basterebbe un bel gol di Klose nel primo quarto d'ora, accompagnato subito dopo da un bel gol di Lulic, e potremmo addirittura tornare a sognare quanto sarebbe stato bello se un po', diciamo solo un pizzico, di fortuna ci avesse assistito dai primi di marzo ad oggi, così tante partite, dieci, e così pochi punti, otto, a far conto dal secondo derby vittorioso. A noi ci ha fregato la Roma: ci ha illuso di essere grandi, ma in realtà da quel momento è scattata la vendetta di Mactezuma. Di punti, ne sarebbe bastata solo una manciata, giusto cinque, per piazzarci nettamente sul terzo gradino del podio e consacrarci veramente come terza forza del calcio italiano.
Pazienza. Vuol dire che ci riproveremo l'anno prossimo. La ruota gira. L'importante che noi si stia lì, pronti come falchi, o meglio come l'aquila Olimpia senza nastrini, ma con molta fame, a ghermire la preda.
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