Cinque minuti, torno, e avverto una strana rigidità nell'aria. Leggo sullo schermo: uno a uno. "Ma, hanno pareggiato?" domando, e ammetto che la domanda è cretina.
"Mamma, per favore, taci", sibila il figlio, che adesso è proprio nero. Poi mi pare che il Barcellona bersagli la nostra porta come un tirassegno. A un paio di tiri mi copro gli occhi per non vedere.
"Mamma, per favore, piantala" ordina il figlio, fredo. Mi rannicchio e sto buona, lasciandomi andare alle mie osservazioni. Trovo fantastico per esempio come i calciatori, falciati dall'avversario, rotolino rovinosamente a terra ma si rialzino quasi sempre incolumi. Mi immagino: che succederebbe se cadessi io così? In quanti pezzi mi dovrebbero raccattare?
(da un articolo di Marina Corradi)
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